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Tempesta
perfetta Il "no" trionfa al
Sud Nel
Mezzogiorno il "no" alla riforma costituzionale ha superato la
media nazionale, di 11,6 punti percentuali. Non sono voti clientelari. In una
nano percentuale si tratta di un "no" al cambiamento della
Costituzione. Nella stragrande maggioranza è un grido di dolore per le
condizioni del meridione e delle sue prospettive, per le incertezze ed i
timori della sua popolazione. Dal finanziamento della sanità, al risparmio
non protetto, il mezzogiorno vive una condizione disastrata, La Banca 121,
come la Popolare di Vicenza e Veneto banca hanno raccolto nei loro aumenti di
capitale gran parte del risparmio dei cittadini del meridione. Il risultato è
che azioni comprate a 40 euro ora ne valgono 0,10. La più grande
responsabilità del governo Renzi è stata l’assenza di progetti, idee,
programmi. Se si pensa che gli ultimi passi compiuti per lo sviluppo di
quest’area sono dovuti alla Cassa del Mezzogiorno, ci si rende conto che dopo
gli anni ‘50, ’60 del secolo scorso, si è fatta terra bruciata. In queste
condizioni gli accordi della Fiat a Melfi non potevano essere sufficienti,
soprattutto considerando le aree e gli stabilimenti che Fiat ha chiuso negli
anni. I dati dell’occupazione giovanile, drammatici in tutto il Paese, sono
tragici nelle Regioni del sud, al punto che sentir parlare "di
miglioramento dell’occupazione dell’1 per cento" da parte del governo,
sembra aggiungere al danno la beffa. Quando il premier ha avuto un sussulto,
non ha trovato niente di meglio che rilanciare l’ idea del fantomatico Ponte
sullo Stretto. Persino l’amico "Finantial Times" se ne è indignato.
I meridionali, hanno bisogno di infrastrutture, non di un'altra cattedrale
nel deserto. Già in Italia si investe poco per le tasse ed i costi
energetici, nel Mezzogiorno non si investe per niente. Farlo prenderebbe per
lo meno di stringere le maglie della lotta alle mafie, A 23 anni dalla morte
di Libero Grassi gli imprenditori siciliani sono ancora minacciati dal pizzo.
Il partito repubblicano aveva proposto all’epoca del governo Berlusconi la
ripristinazione di un Ministero per il Mezzogiorno, per individuare una
cabina di regia in modo da concentrare ed ordinare i piani di intervento per
tutta la Regione. Nessun governo da allora si è reso pienamente conto di
questa esigenza e Renzi ha pagato anche questo. Quando una parte della
popolazione si sente abbandonata, è costretta a confronta con lo spettro
della miseria, o è sottoposta alla pressione degli immigrati magrebini, è
difficile convincerla che abolendo il Senato, o il Cnel, i suoi problemi
saranno risolti. Tanto malessere si scatena nella protesta e saranno i
movimenti più oltranzisti a raccoglierlo alle prossime elezioni. Siamo ancora
in tempo per evitarlo o è oramai troppo tardi? Roma, 6
dicembre 2016 |
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